Nel 1903 una nuova Associazione con il nome di Pro Cultura Popolare venne fondata dall'ingegnere Enrico Musa, imprenditore titolare dell'industria serica comasca "Musa e Marzorati", personaggio di spicco dell'ambiente democratico-radicale di Como impegnato nell'educazione popolare. L'ingegner Musa fu per lungo tempo impegnato in varie cariche pubbliche ma in seguito si dedicò esclusivamente alla Pro Cultura Popolare di cui fu presidente fino al 1943, quando venne esautorato e sostituito a seguito delle crescenti pressioni del regime fascista.
Sotto la guida di Musa, la neonata Associazione intraprese una fittissima attività di educazione popolare che spaziava dalle materie scolastiche alla legislazione del lavoro, all'economia domestica e a corsi di avviamento professionare. Si dotò di una biblioteca circolante (4000 volumi nel 1910) e organizzò concerti e conferenze, gite ed escursioni e attività varie per i bambini; il tutto fra molte difficoltà perché l'associazione non era dotata di una propria sede. Per gestire le proprie attività l'Associazione diede vita all'Istituto Giosuè Carducci (intitolato al celebre poeta, spentosi nel 1907), prendendosene carico della direzione e amministrazione.
L'Istituto Carducci, divenuto ente morale nel 1908, grazie a generose donazioni, fra cui quelle dello stesso ingegner Musa, riuscì ad acquistare un terreno nella zona di via Cavallotti e a costruire una sede per sé e per l'Associazione Pro Cultura Popolare. Il primo nucleo dell'edificio, realizzato dall’architetto milanese Cesare Mazzocchi cugino di Musa (direttore lavori ing. Lugi Catelli), venne inaugurato il 20 settembre 1910. Una nuova ala, a sud, venne aperta il 20 settembre 1920 e inaugurata il 20 settembre del 1921. Il grande complesso venne dotato anche di un grande giardino corredato da un orto e arricchito ai piante di pregio e da ambienti ricreativi tra cui un laghetto con un ponticello e una grotta con un acquario. Il giardino dopo la seconda guerra mondiale divenne zoo comunale. Le attività nella nuova sede si intensificarono notevolmente, comprendendo una Biblioteca degli Adulti e una Biblioteca dei Piccoli, due Scuole Popolari Superiori, una Musicoteca, una Scuola di Cultura musicale, la sede del Circolo Mandolinistico "Flora", una Scuola di Arte decorativa, un'Aula di Stenodattilografia, una Scuola per Massaie intitolata a Romualdo Borletti (referente della nota fabbrica di macchine da cucire) e un Nido per l'infanzia dove si applicava il metodo Montessori, nonché il Museo Scolastico Circolante Guido Casartelli. Frutto di un'idea geniale di Musa, il Museo si sostanziò di una ricca dotazione di oggetti di chimica, mineralogia, botanica e anatomia, esemplari "costruiti" per la didattica anche circolante, e commissionati appositamente ad una famosa ditta parigina, la "Deyrolle". La scelta degli oggetti e la costituzione del Museo, compresi i mobili e le cassettiere, l'annesso Laboratorio didattico e la decorazione della Sala Museo, affidata al pittore lariano Achille Zambelli (Vigevano 1876 - Gravedona 1963), costituirono un impegno di molti anni. Le attività culturali (mostre, concerti, etc.) e sociali si intensificarono ulteriormente. Per giunta, ogni giovedì l'Istituto organizzava convegni ricreativi rivolti a tutta la popolazione scolastica della città.
Dal 1929 il Carducci entrò in crisi, sia a causa della grave recessione economica generale, sia a causa della stringente pressione del regime. La Pro Cultura decise di vendere la sede dell’istituto al Comune, che lo trasformò in Istituto Fascista di Cultura, in coabitazione con l’Istituto Magistrale, che occupò gran parte delle aule. La ripresa si ebbe solo nel dopoguerra, su impulso del nuovo presidente Giuseppe Bedetti, ex partigiano e già segretario del Carducci al tempo di Musa. Da allora il Carducci riprese la sua attività, moltiplicando i corsi di studio e le iniziative culturali, grazie anche al generoso impegno intellettuale di Carla Porta Musa, figlia di Enrico Musa.
L'Istituto Carducci ospita tuttora l’Associazione Carducci erede della Pro Cultura Popolare ed ospita la sede della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi dell’Insubria ed altre associazioni.
Le foto di questo fondo, tratte dal grande archivio dell'Istituto, e in minima parte esposte in una vecchia bacheca sul pianerottolo della scala interna, documentano le attività dell'Istituto e lo sviluppo dei suoi edifici in un arco di tempo compreso fra il 1907 e il 1929. La maggior parte di esse è tratta da un blocco (box) di immagini/cartolina prodotto per illustrare e promuovere le attività sociali e culturali dell'Istituto.